Le cose migliori

Avere una memoria è una cosa fantastica. Chi studia il corpo umano sostiene che la memoria risieda in una certa area del cervello. A me sembra però che certi lampi di memoria, quelli particolarmente suggestivi, siano attivati dall'improvviso sbandamento di un automatismo, di un gesto meccanico, sbandamento causato da fatti che agiscono sui sensi, prima che sulla mente. Mi sto levando la sete col prosciutto, me ne rendo conto: tutto quello che ci riguarda passa per i sensi, è chiaro. Quello che voglio dire è che certi rari quanto insignificanti accadimenti del presente sono capaci di amplificare i sensi, per un istante brevissimo, restituendoci la sensazione chiara e persistente di qualcosa che abbiamo già vissuto. E non è déjà vu, perché, nei casi di cui parlo, la "sensazione" si riferisce ad un vissuto preciso, che sappiamo collocare esattamente nel tempo e nello spazio. In un istante, quindi, abbiamo coscienza simultanea di una storia che per essere raccontata richiederebbe perlomeno qualche minuto. È come se, in meno di una frazione di secondo -in un tempo anzi incalcolabilmente piccolo- fossimo investiti da un film intero, con le sue scene, i suoi luoghi, i suoi attori più o meno protagonisti, i suoi suoni e rumori, le sue musiche e soprattutto la sua fotografia; e con, in più, un inventario di odori, di sapori, di temperature, di suggestioni tattili attive e passive. E, come un film, quella storia istantanea innesca anche tutta una chimica interiore, risvegliando simultaneamente emozioni diverse e, perché no, contrastanti.

C'è un periodo della mia vita che io definisco "il mito". E ciononostante so collocarlo perfettamente nella mia storia. Non è l'infanzia, e nemmeno l'adolescenza. È il periodo che va dal 3 novembre 1999, mio primo giorno di università, al 25 maggio del 2002, giorno che sancì, in circostanze che potrei definire al tempo stesso liriche e grottesche -e che per pudore non descriverò in questa sede- la fine vera e propria della mia prima storia d'amore. Così, nella vita di ogni giorno, mentre faccio una cosa qualsiasi, può accadere che una banalissima perturbazione sensoriale -quale può essere un'immagine intravista per mezzo di uno sguardo distratto al di là della finestra, oppure una parola pronunciata da qualcuno con un'intonazione particolare, o ancora meglio l'improvviso manifestarsi di un bisogno fisiologico- mi immerga istantaneamente, secondo i modi descritti più sopra, in quell'epopea di due anni e mezzo. Epopea mitologica alla Gilgamesh, con tanto di viaggi geografici e simbolici, nemici e mostri da sconfiggere, amori alleanze amicizie imprese sogni speranze preghiere conquiste e fallimenti.

Ragionando in termini di ermeneutica autobiografica, è quello il solo periodo della mia esistenza su cui mi sembri di aver gettato una luce definitiva. Gli eventi e gli esistenti che ne fanno parte possiedono -nel loro istantaneo riaffiorare alla coscienza attraverso i sensi, come ho descritto- un'aura concreta di immutabilità che li rende tutti ugualmente piacevoli e significativi. Certo, ogni cosa che appartenga al passato è immutabile, ma questo non vuol dire che ogni cosa del passato possa essere descritta e interpretata in maniera univoca. "Il mito", il mio e non un mito qualsiasi, è invece inequivocabilmente definito : i cattivi hanno avuto il loro castigo o il loro perdono, gli eroi la loro gloria o tragedia. Salvo che, dopo il mito, la storia riprende. Una volta chiuso il libro o finito il film, ogni certezza è suscettibile di essere ridiscussa, ogni equilibrio chiede di essere rotto, la trama si infittisce.
Ora che ci penso, il mito non mi sembra poi tanto mitico. Le cose migliori, le cose vere, sono arrivate dopo, alcune anche in tempi molto molto recenti.

È naturale. La verità del mito mostra il suo limite quando l'incantesimo si spezza, e il fluire della vita -in cui si inscriveva il gesto meccanico interrotto- riprende e ci accompagna verso nuove scoperte, forse nuovi miti. La verità del mito era solo una meravigliosa possibilità.

Commenti

  1. "La verità del mito era solo una meravigliosa possibilità."
    forza é sinonimo di potenza. potenza vuol dire possibilitá.
    essere vivi é sentire la possibilitá e cercare di renderla probabile e reale.
    poi, in un altro mito magari ci sei giá e non te ne rendi conto.

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  2. è quello che spero.
    e tu? sei nel mito o nella storia?

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  3. non saprei. di solito il mito e la storia sono nel passato e non nel presente, no?

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  4. forse no. lo sai che il tempo cronologico non mi è mai piaciuto.

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