Ibis

Ho nostalgia degli anni, o dei mesi, in cui ciascuno voleva avere un blog, e ciascuno lo aveva, e ci si leggeva l'un l'altro, ci si commentava. Provo un senso di pena verso coloro che si sono arresi, che hanno abbandonato, che pubblicano solo su facebook, dove è facile essere letti, tutto sommato. A volte, forse, mi fa stare bene l'idea di non esserlo, di poter dire cose che restino più o meno tra me e me, senza togliere a nessuno la possibilità di venirle ad ascoltare, diciamo così. Ma non obbligo nessuno a farlo, e se non accade non fa niente, anzi, tanto meglio, perché è bello avere cose da non condividere, non so come dire.
Non mi dispiace l'idea di un blog -questo, ad esempio- perduto nella galassia come una bottiglia abbandonata da un'astronauta, galleggiante nel vuoto dalla notte dei tempi, contenente, manco a dirlo, un messaggio, magari scritto in una lingua misteriosa, lontana, indecifrabile. Un messaggio sotto forma di messaggero, di piccolo alieno beatamente progioniero di una navicella destinata a vagare nell'immensità, forse in eterno.
Internet somiglia a tutto il resto: le pagine non lette sono la stragrande maggioranza.

La mia stanza è come una pagina, come un blog, qui a Parigi. Non è una semplice stanza, poi: è piuttosto una casa, un appartamento.
Ho abbandonato la Magione tre mesi fa; ora il mio nascondiglio è al sesto piano di un palazzo del ventesimo. Per la prima volta vivo dentro Parigi, e non a Sparigi. Il mio orizzonte è fatto di insegne al neon: mi affaccio su una periferia. Quando sono arrivato, nella mia stanza non c'erano tende. E non le ho mai messe. Mi piace che le insegne al neon siano l'ultima cosa che vedo prima di dormire; e che al mattino mi svegli un tizzone d'alba, rosso sangue, sullo stesso orizzonte. Poi, vabbè, mi riaddormento. E quando mi sveglio definitivamente non ritrovo quasi mai quel sole che poche ore prima stava spuntando; il cielo è bianco, non mantiene la promessa, per così dire. Ma va bene lo stesso, tutto quanto.

Sotto casa c'è una boulangerie che non chiude mai e poi mai. Se non dormo e mi affaccio lei sta lì, accesa, la boulangerie. Infonde una specie di strana fiducia, manco fosse un commissariato di polizia.
Mi piace, che ci sia.

Commenti

  1. Mi sono chiesto il perchè avessi intitolato proprio Ibis il tuo post. Ho fatto una ricerca. Wikipedia riporta varie voci per Ibis tutte più o meno suggestive: uccelli, opera di Ovidio, gruppo progressive italiano (ex New Trolls), catena alberghiera francese, casa editrice.
    Ho cercato anche 24/7.
    Collana della Rizzoli, modo sintetico per dire aperto tutti i giorni tutto il giorno ma anche particolare pratica sadomaso.

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  2. L'Ibis cui fa riferimento il titolo corrisponde ad una delle voci che hai trovato, e non è difficile capire quale.
    24/7 si riferisce chiaramente alla boulangerie. Ma ora vado a informarmi sulla pratica sadomaso.

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