Appunti per l'integrazione dell'articolo di Stoccarda

non c'è niente come la libertà di dormire in tuta. in maniche di tuta, sdrucitissima tuta di merda. che la mattina ti svegli, fai colazione se hai tempo, poi torni in camera e l'appendi alla maniglia della finestra, la tuta, e ti vesti e vai a lavorare. e lei resta aggrappata lì tutto il giorno come un bradipo al suo ramo, la tuta, pronta a scivolarti addosso meglio di una moglie, quando vuoi tu, perlopiù di sera, dopo ogni cosa, dopo tutto. quando non resta che andare a dormire. e mi hai detto niente? andare a dormire è un fatto serissimo. non è mica una sparizione, non ti sbarazzi mica delle tue responsabilità, quando vai a dormire, nemmeno temporaneamente. ma adesso non è questo il discorso.

farà anche schifo, ma con la tuta puoi dormirci, te l'assicuro. perché sei un uomo libero, e se ti affacci alla finestra vedi l'insegna dell'hotel ibis, laggiù, oltre la périphérique. vedere l'insegna dell'hotel ibis significa essere liberi, ma non so spiegarti perché.
spesso, in cima a certi palazzi sublimi, sono affisse grandi insegne commerciali. palazzi enormi, con dentro tanta di quella gente che tu neanche te lo immagini. quando ci penso, mi viene sempre in mente il fatto che in un palazzo così grande puoi schiattare e andare in pasto ai cani, ché nessuno se ne accorge se non quando il vicino sente puzza di qualcosa. e -questa l'ho già detta- arrivano le guardie, buttano giù la porta e ti trovano lì, braghe calate davanti all'ultimo fotogramma del pornazzo, con una sigaretta esausta in una mano e il gin nell'altra. e allora il comandante dei gendarmi chiede all'assistente: sì ma con quale mano si stava massaggiando, allora?

ti ho amata con certi occhi grandi così. come un bambino in pasticceria dopo la messa, stavo. eri una specie di cosa troppo grande da tenere in mano, da mangiare. sprizzavi la crema da tutti i lati, e morso dopo morso era un bel casino contenere la tua esuberanza. la mia avidità.

stavo con il terrore che una notte qualsiasi andassi via da me alle 3, che sfuggissi al mio inseguimento e ignorassi i miei "parliamone", che infilassi un taxi e sparissi nel buio. e guarda caso una notte qualsiasi, alle 3 sei andata via da me, sei sfuggita al mio inseguimento e hai ignorato i miei "parliamone", hai infilato un taxi e sei sparita nel buio.
per sempre, salvo che poi ho dovuto vederti ogni giorno, come se non bastasse già il fatto di non poterti vedere più. per farti capire, stavolta stavo come un bambino che passa davanti alla pasticceria, tenuto per mano da una mamma o da un papà che tira dritto, perché quella domenica lì non ha pensato di comprare le paste. una domenica, un istante che dura un mese, facciamo. capito?

noi bambini siamo vittime di forze oscure, inspiegabilmente cattive. ma sono oscure perché qualcuno ce ne nasconde il senso, il verso, le ragioni, il colore, la luce. e sono forze che a volte non esistono nemmeno. siamo in balia di adulti che non ci spiegano il perché delle cose che accadono, o inventano cose che non sono mai accadute e che non possono accadere. siamo preda di maestri cattivi, di gente che approfitta delle nostre dimensioni.

e che ci vuoi fare?

ma sai che c'è? va molto meglio, ora. 

Commenti

  1. dio, che meraviglia e che sensazioni familiari!
    bravissimo! te lo meriti.
    g.

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  2. riassunto dell'ultimo anno: sono successe cose che hanno messo il mio mondo sottosopra.
    poi ne sono arrivate altre che lo hanno rimesso soprasotto, senza volerlo.
    sempre a londra. forse per sempre.

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  3. quello é uno dei sottosopra rimessi soprasotto.
    passeranno un paio d'anni (il tempo di prendere la cittadinanza inglese che renderá tutto piú semplice) e ci andró.
    poi magari ti scrivo.

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  4. Fantastico... e poi le pastarelle la domenica dopo la messa... che m'hai ricordato!

    PAROLA DI VERIFICA: yammul

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  5. sì, dressel, scrimivi, devi levarmi una curiosità

    prisma, voglio trasformare anche questo post in cinema. il cibo mi ispira sempre..

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  6. devo trovare un modo per scriverti senza l'indirizzo. ce la faró.
    che curiositá?

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  7. davvero?
    pensavo fosse una presa per il culo.
    comunque ho scritto.
    niente di che, ma ho scritto.

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