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altroché se scriverò qualcosa. con la penna umida di una volta, se mi riesce. penna d'uccello che ha volato lontano, e si è imbattuto in una nube, in qualche cielo.
sono giorni concitati, pieni di grosse miserabili bugie, tracotanti. mi faccio guardare in modo buffo, dalla gente, più o meno. mi accorgo di quanto poco mi interessi, quello che pensino dei miei occhi fradici.
oggi una ragazza mi ha guardato e detto: sei felice.
non c'era ragione di esserlo, ma in quel momento lo sono stato, quando me l'ha detto, né prima né dopo.
bisogna uscirsi sempre così, uscirsi, capito? starsi un po' fuori. non c'è bisogno di additivi, nel corpo abbiamo tutto, anche le droghe, sono lì, basta cercare. uscirsi e cercare un po' le droghe che abbiamo dentro.
ma si tratta di sostanze potentissime, anche letali, e bisogna sapersele somministrare.
sono giorni accesi, sovresposti, saturi. non accade niente eppure la memoria ne resterà improfumata, si sa, si capisce. sono giorni pieni di occhi, tutti diversi.
di pelli bianche, grigie, gialle, marroni e rosa e nere di bestie senza pelo, schifose bestie lisce scandalosamente fasciate di tanti colori, o di pochi, ma scandalosamente nascoste. mani diverse, tutte diverse. che stringono più e meno.
sono giorni esausti, consumati, incapaci di rigenerarsi. bisognosi di parole grosse, di clamorosi insulti. di una specie di guerra per bambini, di carnevali un po' bruciati.
basta.

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