Bella ciao

una mattina, alle 7 in punto, ho smesso di fumare.
non è che stessi fumando, quando ho deciso di smettere. non fumo mai o quasi mai a quell'ora. se fumo a quell'ora è più probabile che si tratti di un'ultima sigaretta, quella della via di casa, dopo una festa. ma è un bel pezzo che non mi capita di fare festa fino al mattino. e poi quale festa, oggi era giovedì e dovevo andare a lavorare.
mi sono svegliato, ho fatto un po' tutto quello che si deve fare, compreso uno sciaquo col colluttorio. e niente, per farla breve avevo fastidio alla gola, e ho deciso di smettere di fumare, per meglio dire ho deciso che non avrei più fumato per un po', e ho buttato il tabacco nel cestino dei rifiuti.
il tabacco deve trovarsi ancora nel cestino dei rifiuti, lì accanto alla porzione di pavimento dove spesso poggiano i miei piedi, sotto la scrivania, nella mia stanza al sesto cielo.

il sesto cielo, come non averci pensato prima.
ho già ampiamente parlato del fatto che la stanza è lo specchio della testa di chi la abita.
il vantaggio di essere scrittori non letti è proprio questo: puoi permetterti il lusso della ripetizione al oltranza.
la stanza al sesto piano la dice lunga sul mio modo di intendere la vita. ouh-là, forse l'ho sparata grossa.
ma vado avanti.
è in alto ma non troppo, un sesto piano. inaltomanontroppo rispetto a cosa? ma è chiaro, rispetto ai palazzi di quello scorcio del ventesimo arrotondamento: palazzi sublimi, che puoi creparci dentro e diventi il pasto del tuo cane, fino a che il vicino non sente puzza di mondezza e chiama la gendarmeria.
sfondano la porta e c'è il rubinetto della cucina che goccia.
 ed eccoti lì, braghe calate e sguardo ibernato nell'estasi dell'ultimo orgasmo, davanti all'ultimo fotogramma di un pornazzo amatoriale.

penso a volte al fatto che siamo immortali.
diciamolo meglio: ho sempre sostenuto l'immortalità, fin da bambino. sono stato sempre convinto del fatto che nessuno si accorga di morire: che il trapasso avvenga, per chi lo vive (o lo muore) in prima persona, in maniera del tutto indiscernibile dal normale fluire delle cose. malattie incurabili si risolvono all'acme come il risveglio da uno strano sogno, il vaso che ti cade in testa dal sesto piano (aridaje) è di gommapiuma (e a giudicare dall'inefficacia potrebbe essere stato prodotto dall'ACME, quella dei looney tunes).

tornerò sull'argomento.

Commenti

  1. potrei essere morta cinque o sei volte, per poi finire in un universo parallelo.
    chissá!
    quando fai gli anni me lo sono scordata (capita anche a me, ogni tanto), ma ormai il giorno dev'essere passato da un pezzo.
    in ogni caso auguri e sull'argomento tornaci davvero.
    ciao bello!
    dressel

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  2. sei stata in un universo parallelo per una decina di mesi, per quello che ci riguarda.
    ho fatto gli anni il 19 aprile.
    oggi invece festeggio i miei primi due anni a parigi.

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  3. si', e' vero. quello me lo ricordavo.

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