Nessuno ti obbliga

qui c'è tutto tranne l'attualità, la politica, la scienza e la religione.
c'è tutto tranne l'amore, la figa e il desiderio. tutto tranne il cibo e la speranza, gli animali e il sole.
c'è tutto, giuro.
tranne il lavoro e l'emozione, il vino e il piacere, i cazzi per il culo e la stanchezza.
c'è tutto tranne te, è meglio che lo sai.

tutto tranne le terminazioni.
le connessioni, insomma. qualcosa che comunichi con l'esterno. l'esterno di che? non lo so
ma rimaniamo concentrati.
dei bulbi, come dire. delle dita, ecco. sembra semplice. provaci tu, ad avere delle dita.
difficile, non trovi?
è come se ci fossero le braccia e le mani, ma non ci fossero le dita, no?
c'è un movimento, un evolversi di cose, uno sviluppo.
ma mancano le punte, per toccare, per ferire.
per scavare un buco, una falla. per realizzare l'evasione. di che parlo?
vai a sapere. vai a scoprire. vai a toccare.
parlo di ricette di cucina, di ricette mediche. di ricettari, ricettacoli e ricettatori.
parlo di niente. mi mancava il cazzeggio più totale. da ventenne, da diciottenne.
mi manca ancora, mi mancherà ogni volta che mi accadrà di pensarci.
ci penso di rado. e non è un pensarci, è un cascarci addosso.
non basta intravedere una gonnella, un brufolo.
è più sottile.

invece la vita via via si inspessisce. probabilmente è solo una sensazione momentanea, lo so.
ma non lo spero.
se anche così fosse, si trova un modo per fare quello che c'è da fare.
si trova qualcosa da fare, anche senza sapere quello che c'è da fare. anche fregandosene.

mi sono perso sul boulevard, sul bulvar. il maresciallo.
c'è un traffico cane, la gente è impazzita, vanno tutti dove vorrei andare io, eppure non riesco a seguirli.
ci ho messo mezzo secondo a fare quattrocento chilometri, e ora c'è una coda assurda per svoltare a destra. ora che mancano quattrocento metri alla mia cazzo di svolta.

daniel mi attende in finestra, ha la faccia di chi dice: minchia, no. è arrivato.
voleva che mi schiantassi. ha sognato che sua madre l'avvicinasse per dirgli nel modo più delicato possiblie che il suo insegnante di batteria era morto contro un palo. e si figura il palo, daniel, come una gigantesca bacchetta 5b, con tanto di punta in nylon al posto del lampione.
col fegato in bella mostra. come dal macellaio.
cinque dita che lo impugnano e lo fottono nella macchina per macinare.
e il fegato del batterista si trasforma in un panetto di merda da fottere in un panino.
fa schifo, ma basta imbastirlo di salse, cetriolini, insalata.
ci bevi appresso una bibita marrone e passa la paura.
l'affare vero, lo sanno tutti sono le patatine.

L

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