sembro essere rimasto l'unico a non aver capito che io sono io. anni fa mi rimproveravo la stessa cose, le stesse cose. il fatto di non essere in grado di pensare alla mia vita indipendentemente dalla presenza o dall'assenza di qualcun altro che le dia un senso compiuto. sì, principalmente intendo una presenza amorosa ma il discorso può essere esteso ad altre sfere, quella amicale, quella del pubblico a cui far ascoltare/guardare quello che faccio.
ma certo. che senso ha una vita in cui non contano gli altri, con le loro opinioni, la loro approvazione, il loro amore, l'affetto, la compagnia. si può essere euforici in solitudine? innamorati? e senza queste cose, cosa siamo?
in solitudine si può essere sazi, si può essere malati. si può essere ubriachi e avere sonno, essere insonni. in solitudine non si può essere compresi. non si può essere ascoltati e non si può ascoltare.
non si può provare la gioia di essere scoperti, di essere trovati, pescati nel buio.
in solitudine si può piangere e camminare.

insomma si può sopravvivere, in solitudine.

Commenti

  1. E quando la sopravvivenza cessa si torna ad incontrare la vita che sta anche sotto e pure sottosopra; ma pure gli altri possono essere inferno quando non hanno conosciuto o disposto il loro piccolo mondo. Per tutto il resto ci sto ancora pensando.

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  2. toh, non pensavo che qualcuno potesse passare di qui

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